TEATRO VITTORIA
VENERDI' 23 NOVEMBRE 2012 ORE 17.00
GIORDANO BRUNO
CANDELAIO
Commedia fastidita in forma di monologo
Ideazione e adattamento drammaturgico ANGELA ANTONINI e PAOLA TRAVERSO Drammaturgia del suono PAOLA TRAVERSO
In scena ANGELA ANTONINI
È il linguaggio il vero protagonista di questa originale versione del Candelaio, commedia scritta da Giordano Bruno in cui emerge una novità assoluta: il filosofo scrive per la prima volta in un italiano volgare, con una grammatica arcaica e strettamente popolare, opponendosi così al latino ecclesiastico, incomprensibile alle orecchie del popolo. E come ogni grande protagonista che si rispetti anche la lingua bruniana è in cerca di una schietta verità: essere o non essere. La regia e l’adattamento del testo prevedono la presenza di una sola attrice in scena per dare voce e corpo all’autore e a un pensiero considerato eretico per la sua incessante rivolta al potere ecclesiale. L’interprete, sola in scena, esegue il testo e i numerosi personaggi attraverso la sottolineatura delle accentuazioni, i timbri, le pause e i silenzi, discoprendo così le molteplici variazioni ritmiche e l’audace sperimentazione linguistica, fonte a cui abbeverare l’intelletto, impetuosa sorgente che alimenta continuamente l’immaginazione dello spettatore.
Il Candelaio è una composizione originale di una commedia di idee, in cui la novità sta nella scrittura, una materia o artificiosa testura che si genera e si moltiplica grazie ad audaci percorsi linguistici che ruotano attorno a tre temi: il falso e il vero amore, il denaro, la falsa cultura e più precisamente il linguaggio in cerca di una sua schietta verità.
Tutto si svolge sotto il segno della moltiplicazione: gli ingressi degli attori ripetuti e inquadrati da varie prospettive rimandano - quasi all'infinito - il momento vero e proprio della rappresentazione. Primo a parlare è Il Libro in carne et ossa, che chiede ai poeti un inno, un'ode, un encomio, temendo la censura da parte dei pedanti; l’Antiprologo, invenzione di una figura che rappresenta la voce e il pensiero dell'autore, il Proprologo che cerca disperatamente di mettere per ordine i temi, la trama e i personaggi della commedia e il Bidello che introdu ce il personaggio del natural coglione , vale a dire il Candelaio.
Attraverso questi insoliti personaggi Bruno sovverte tutti i canoni della commedia, con una scrittura che viene considerata un preludio alla sperimentazione linguistica di Shakespeare, Joyce, Gadda.
L’attrice legge il testo con una variazione continua di gamme di colori, suoni dialettali, timbri uniti a pause e silenzi che sono l’espressione di un continuo esercizio interpretativo che dura da due anni.
In scena si cerca una possibile linea melodica del lessico bruniano – definito da molti alchemico – struttura portante dell’opera scritta in un’ italiano volgare formato dai mille suoni dell’intera penisola, in particolare siciliano, napoletano, marchigiano e toscano, una lingua arcaica e fortemente popolare nata per opposizione al latino ecclesiastico oramai incomprensibile alle orecchie del popolo.
Un Latino latrinesco e catacumbaro che si incarna magnificamente nella grottesca figura di Manfurio, protagonista assoluto di questo nostro adattamento drammaturgico.
Uno studio sulla melodia infinita che noi scorgiamo tra le righe della sua scrittura.
Una continua ribellione del Filosofo che, ricordiamo, ha aperto gli occhi su infiniti mondi.
Angela Antonini e Paola Traverso.
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